La leggenda classica ha dato nuova vitalità e veri colori alla personificazione di Cupido; la filosofia della scuola bolognese approfondì l’analisi dei sentimenti, spostando il baricentro dalle sottigliezze dialettiche alla psicologia, sollevando la questione del “cuore ben attrezzato” (cuor gentile) come vaso naturale dell’amore; L’analisi dei vari affetti d’amore arricchì il linguaggio poetico di nuove espressioni, figurative nella loro astrazione: gli “spiriti dell’amore” rispondevano a tutti i processi di impressione, entusiasmo, disperazione – spiriti tristi e gioiosi, pallidi e ardenti di vergogna. Questo è il linguaggio della poesia fiorentina del New Style. Il fondatore della scuola filosofica fiorentina, Guido Cavalcanti, ritratto da Boccaccio come un profondo filosofo e mondano (VI dicembre, 9), cerca di risolvere la questione della natura dell’amore nella canzone di Donna mi prega. Allo stesso tempo, si addentra in una tale giungla di profondità psicologica e sublime complessità della sillaba che il suo lavoro è rimasto per sempre un mistero per i commentatori.
Alla stessa scuola appartengono Lapo Gianni, Guido Orlandi, Lapo degli Uberti, Dante Alighierri, Chino da Pistoia e altri. Lo stesso Guido Cavalcanti ha scritto pastorali nello spirito francese. L’epoca era quindi, secondo Villani, il periodo più felice per Firenze (1283). Compaiono testi allegri, allegri: Fulgore di San Gemignano canta in una serie di sonetti il piacere che augura ai suoi amici. Questo pezzo ha provocato una parodia altrettanto divertente di Chene dalla Kitarra di Arezzo.
Più gravi sono i satiri dello stesso Fulgore: qui attacca i guelfi (sebbene lui stesso appartenga a questo partito), accusandoli di vigliaccheria e vigliaccheria. Parte dello stesso gruppo di scrittori appartiene a Cecco Angolieri, il primo comico italiano. È impegnato con argomenti più realistici: la sua vecchia moglie, che ha sposato per soldi, e il padre avaro sono di solito gli obiettivi delle sue battute. Canta la sua giovane amata nei colori più realistici. Cecco era vicino a Dante e gli lanciò dei sonetti, il che portò, però, a una rottura completa tra loro.
A parte la lettera di Gwittone d’Arezzo ai fiorentini (1260), le traduzioni di trattati di Albertano, giudice bresciano (“De Amore Dei”, “De Arte Loquendi et Tacendi ecc.”, 1268) dovrebbero essere riconosciute come le più antiche monumento della prosa italiana. Poco dopo fu scritta la Piccola Cronaca di Pisa (1279). La Cronaca di Fra-Sapimbene abbraccia gli eventi dal 1167 al 1287. Allo stesso tempo appartengono diverse opere di studiosi, tradotte e originali, ad esempio. libro di astronomia di Ristoro d’Arezzo.