Nel XV secolo apparve un nuovo tipo di creatività poetica: il dramma. le opere drammatiche sviluppate dal canto religioso popolare (lauda), nel XV secolo, hanno assunto la forma di “Representatione sacre”, raffigurante scene tratte dalla Scrittura; la più antica di tali commedie, “Abramo ed Isac”, risale al 1449. La vicinanza di queste commedie alla lode è chiaramente visibile dall’identità degli autori di entrambi i generi Belcari, Castellano, Pulci (fratello del suddetto poeta) e Lorenzo Medici stesso. All’inizio, il dramma religioso era considerato sacro come il culto, ma gradualmente iniziarono a penetrarvi elementi secolari: Giuda, Erode e diavoli iniziarono a essere rappresentati in forma comica. Questo spiega, tra l’altro, che il diavolo Allikino (Inferno, XXII, 118) divenne un buffone nelle commedie del XVI secolo Carattere particolarmente realistico si distingueva per “Mirasoli di Nostra Donna” e scene della vita dei santi.
Quindi, la vita di Sant’Oliva è come una storia di Stella o di una bellezza perseguitata, e Stella è il primo dramma laico in Italia. Queste performance erano semplicemente storie drammatizzate; non c’era ancora concentrazione di azione. Anche l’Orfeo del Poliziano, scritto per una vacanza di corte, non è molto perfetto. Insieme al dramma spontaneo, nel XV secolo, gli umanisti iniziarono a rinnovare il teatro classico.
Tali sono le commedie di Anthony Losch “Achilles” e Grigory Carraro “Progne”, che imitano Seneca; tale è Filodosso, il dramma allegorico dell’Alberti. Alla corte di Ferrara, nella seconda metà del XV secolo, furono rappresentate le commedie di Plauto e Terenzio. A Roma, l’umanista Pomponio Leth ha messo in scena spettacoli classici. Il dramma classico iniziò a svolgere un ruolo preminente anche nelle istituzioni educative; così Pier Paolo Bergerio ha scritto una commedia: “Paulus, comoedia ad juvenum mores corregendos”.