Ogni luogo in Italia ricorda le radici primordiali della civiltà occidentale. Per tre millenni è stato qui che c’è stato un teatro d’azione, sulla cui arena si è tenuto uno spettacolo, permeato della drammatica storia dello sviluppo della società. La civiltà italica, oggi omaggiata dagli stranieri che visitano i suoi tesori, si è manifestata anche attraverso imponenti influenze di altri popoli che hanno lasciato tracce della loro permanenza e del loro modo di pensare nelle città, negli insediamenti e negli stili architettonici modellati dall’uomo.
Un viaggio indietro nel tempo e nel ricordo di esso attraverso la familiarizzazione con il patrimonio e le prove concrete dell’antichità evoca emozioni che vale la pena vivere. Stiamo parlando di innumerevoli strati di storia, un numero enorme di lingue, la scala delle tradizioni e innumerevoli tracce di architettura e pianificazione urbana nelle stesse miriadi di realtà locali, unite in un’unica nazione. La popolazione dell’Italia, sia dal punto di vista etnico che linguistico, si distingue per una notevole omogeneità: e questo, nonostante l’Italia fin dai tempi più remoti sia stata teatro di scontri tra tribù e popoli diversi.
Dobbiamo convenire che i massicci insediamenti di altri popoli prima della fondazione dell’Impero Romano, durante il suo regno e dopo il suo crollo, così come per tutto il Medioevo (popoli germanici a nord, arabi e normanni a sud) hanno determinato le loro tradizioni che sono stati stabiliti in ogni regione, in termini di cultura e pianificazione urbana. Ma questo fenomeno non ha mai assunto un carattere tale da rendere possibile parlare di singole nazionalità all’interno del popolo italiano. Ancora oggi la presenza di minoranze linguistiche “storiche” – frutto di antichi insediamenti – si intreccia con la presenza di “nuove minoranze” tra gli immigrati del sud e dell’est del globo, conferendo a tutti i paesi occidentali l’aspetto di società multietniche , poiché i lavoratori immigrati sono dietro a lingue, religioni, costumi e culture diverse. Le minoranze linguistiche sono protette da disposizioni costituzionali speciali. Senza tralasciare i dialetti e le usanze delle comunità nomadi rom (Sinti al nord e Rom al sud), va detto che le minoranze linguistiche “storiche” in Italia sono 10 principali gruppi linguistici, coprendo 2,5 milioni di persone: Albanese ( in 45 comuni 7 regioni – Abruzzo, Molise, Campania, Puglia, Basilicata, Calabria e Sicilia), lingua catalana (Alghero in Sardegna), lingua sarda (Sardegna); la lingua greca (lungo la costa salentina della Puglia e nel territorio di Reggio di Calabria – nella regione Calabria); Antica lingua provenzale nelle valli cuneesi e in Torino (regione Piemonte), Imperia (regione Liguria) e Guardia Piemonte